50 anni del motore Wankel di Mazda

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In realtà, lo sviluppo del motore rotativo di Mazda è iniziato qualche anno prima, con l’inizio della produzione datata 1963. Il 1967, tuttavia, è stato l’anno di inizio della commercializzazione della Mazda Cosmo Sport; la prima vettura sportiva del brand giapponese ad essere dotata di un motore Wankel.


LA GENESI

Correva il 1967; e la Mazda Cosmo Sport è stata la prima vettura in tutto il mondo ad essere mossa da un motore dotato di un doppio rotore. Mazda Wankel rotativo Cosmo 1967Conosciuta al di fuori del territorio giapponese come “Mazda 110S”, è anche stata la prima vettura sportiva di Mazda, contribuendo in maniera massiva a forgiare quel DNA che si è successivamente fatto strada in modelli come la RX-7 e la MX-5.

Lo sviluppo del motore Mazda Wankel rappresenta appieno l’impegno degli ingegneri Mazda che hanno superato svariati ostacoli per rendere il propulsore rotativo commercialmente valido; e dopo aver sviluppato il potenziale del motore rotativo, il risultato era che con una cubatura molto più ridotta era possibile raggiungere livelli di potenza normalmente deputati ad unità a pistoni con cilindrate ben più elevate. In particolare, nel 1991 Mazda si è aggiudicata la vittoria nella 24 Ore di Le Mans con la Mazda 787B: la prima automobile con motore non convenzionale ad aver mai vinto questa storica corsa.


UNA RICCA EREDITÀ

Il motore Wankel è stato particolarmente importante per Mazda in quanto ha consolidato la volontà di provare nuove strade e di spingere i limiti fino a superarli: da qui il motto Jinba-Ittai, quel rapporto tra uomo e macchina che ha generato la MX-5, la vettura roadster più venduta della storia. Mazda SKYACTIV TechnologyAltro grande esempio dell’ingegneria Mazda è rappresentata dai nuovi motori SKYACTIV che hanno superato senza problemi le problematiche progettuali dovute a valori di compressione molto elevati: questo risultato ha permesso di aumentare il piacere di guida e di ridurre, al tempo stesso, i consumi di carburante e le emissioni.

Autore dell'articolo: Paolo Mazzei

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